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venerdì 26 giugno 2009

L'insostenibile pesantezza dell'essere

Un escamotage, una citazione improbabile che niente ha a che vedere con Milan Kundera, e tuttavia una insostenibilità, una pesantezza sempre più presenti e pressanti.

L'insostenibilità dell'età, la pesantezza dell'inutilità: queste sono le sensaz... no, le certezze che mi accompagnano ormai quotidianamente. La certezza è che, nonostante quello che afferma qualche privilegiato, la vita non comincia a 40 anni, e soprattutto si trova drammaticamente in crisi prima dei 50, se per caso ti capita qualcosa. Un cinquantenne serve solo all'agenzia delle entrate, quando si tratta di spremerlo, ma nel mondo del lavoro non viene affatto considerato.

Una volta si discriminava tra uomini e donne, ma la legge questo, almeno formalmente, non lo consente più; in compenso si continua a discriminare per età, e sopra i 25 anni le offerte si fanno rarefatte come l'ossigeno sopra gli ottomila. Nessuno tiene in conto l'esperienza, nemmeno la necessità o la disperazione. E così mentre certi posti e certe offerte vengono disertate perche i giovani non le vogliono, ci sono quarantenni che non riescono a trovare una collocazione.

L'attuale crisi, poi, non fa altro che fare il gioco dei piccoli imprenditori, non meno che delle grandi multinazionali, che si trovano davanti ad una enorme offerta di personale e possono scremare a loro piacimento, permettendosi di tenere bassi i compensi alla luce del "se non ti va quella è la porta, come te ne trovo a decine".

E vi garantisco che essere tra i tanti che non arriva alla fine del mese non è una consolazione. Ma a svantaggio dell'età c'è la considerazione che ogni giorno che passa è drammaticamente più difficile trovare una occupazione, che ogni giorno senza lavoro abbatte la tua autostima, seppellisce la tua coscienza di te stesso, indebolisce la tua volontà.

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